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al testo di Adielle
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Passa la stagione dei coriandoli passa la voglia che hai di fronzoli passa la rasata nuca in controluce fa il verso alla pelle del leone nella fossa con indosso solo la luna a sua criniera come pioggia nel pineto ruggisce antica collera mentre passa di straforo, nel raggio d' azione del mio sguardo. Del mio ego umanizzato. Nuca sul cuscino, sogni d' oro di fattura articoli richiesti dagli squali nei fondali, per dormire, à toute à l' heure. A buon ragione non prego dio di prostrarsi non concedo ambiguità, veglio la mia fede a te di spalle nel letto trattengo le tue nudità, con azioni sincopate ho così paura che non chiedo di voltarti, fosse anche che non piangi che paure più non hai. I tuoi seni, le mie mani, questi battiti che rintoccano ampi frutti che censuro, facendo finta che il mondo voglia sbirciarli dalla soglia incontrastata di un suo capriccio patologico. Dalla sponda del letto all' al di là di ogni dove, ti possiedo finchè non riacquisto il lume della ragione e mi accorgo di non averti avuta mai ma fino a quel momento col pensiero ricucio i ricordi in mantelli d' invisibilità pret-a-porter con cui nascondermi dalle realtà che mi vedrebbero soccombere. Cosicchè posso credere che mi amasti come sono in un' Arcadia liberata dove nasco muoio e poi risorgo a compassione, a santa, bella copia di ciò che si potrebbe dire del vero. Per inciso l' alba del giorno dopo sa sempre di metallo di cospirazione di leghe leggere e affilate, di animali da fieno che respirano a vapore, ha tutta l' aria di una tana abbondonata. |
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